(ricostruzione dell'Australopithecus Monocigliutus)
Un importante scoperta ci arriva dal Madagascar, dove il
Prof. Lazarus Roberts e la sua equipe stanno conducendo scavi archeologici alla
ricerca di tracce di un primate fino ad oggi non preso in considerazione dalla
scienza ufficiale. All’interno di una grotta sita sul versante nord dell’isola,
nella regione di Antsiranana, sono stati trovati dei resti di ossa appartenenti
a un primate parente dell’australopithecus afarensis, il diretto antenato
dell’homo sapiens. Questo primate, chiamato dal Prof, Roberts australopithecus monocigliutus,
avrebbe avuto molto tratti in comune con
l’australopithecus afarensis e con l’australopithecus africanus, ma avrebbe
avuto alcune caratteristiche proprie che ne lo differenziavano dal papà
dell’homo sapiens.
Ecco un estratto di un’intervista rilasciata dal Prof.
Roberts.
Prof. Roberts, ci
conferma che la sua è una scoperta eccezionale?
Confermo, la portata di questo rilevamento è destinata a
cambiare radicalmente tutte le convinzioni odierne in ambito di teorie
sull’evoluzione dell’uomo.
Quali erano le
caratteristiche dell’australopithecus monocigliutus?
I resti rinvenuti ci fanno ipotizzare che fosse molto simile
all’australopithecus afarensis, ma aveva alcune peculiarità proprie. La
conformazione del cranio ci fa infatti ipotizzare che avesse delle sopracciglia
particolarmente folte e unite tra loro. Da qui il nome che abbiamo dato a
questo primate. Inoltre la struttura della colonna vertebrale, soprattutto alla
base della cervice, ci porta a pensare che avesse un portamento leggermente
ricurvo in avanti, probabilmente per bilanciare meglio il peso dovuto alle
spesse sopracciglia.
Si differenziava solo
in questo?
No. Anche la conformazione delle ossa nell’area del bacino
dimostrano in maniera inequivocabile che l’australopithecus monocigliutus di
sesso maschile fosse dotato di attributi considerevoli.
Ritiene che le due
cose siano collegate? Monociglio e grande virilità andrebbero di pari passo?
Questo non lo possiamo affermare con assoluta certezza.
Certamente possiamo dire che sono due caratteristiche presenti all’interno
dello stesso soggetto. Alcune incisioni rupestri rinvenute all’interno della
grotta confermano questa ipotesi.
Cioè? Ci spieghi
meglio.
All’interno della grotta, che evidentemente fungeva da
riparo per l’australopithecus monocigliutus, sono state trovate alcuni
incisioni rupestri che rappresentano il monocigliutus durante lo svolgimento di
alcune attività quotidiane. Bene, esso è rappresentato con un membro di grande
dimensioni.
(disegno rupestre risalnte a 3,2 milioni di anni fa circa)
Anche oggi alcuni
dicono che l’ipertricosi, l’eccesso di peli, è accompagnata da una forte
mascolinità.
Beh, è una diceria popolare, ma spesso è vero che le dicerie
popolari affondano le proprie radici in avvenimenti realmente accaduti nel
passato. Questa scoperta potrebbe motivare il perché di queste credenze.
Ci diceva poco fa che
la sua scoperta è destinata ad aprire nuovi orizzonti nell’ambito della paleontologia
e delle teorie sull’evoluzionismo.
Certamente. Probabilmente abbiamo finalmente scoperto
l’anello di congiunzione tra l’uomo e la scimmia.
Ma l’australopithecus
monocigliutus si è estinto?
Personalmente ritengo di no. Credo che il suo gene sia
ancora presente all’interno della popolazione umana. Semplicemente non ha
proliferato per una sorta di autoregolamentazione imposta da “madre natura”: la
grande fertilità insita nel ceppo del monocigliutus porterebbe a un
sovraffollamento della popolazione se si allargasse troppo. Il gene però è
ancora presente più o meno in tutte le parti del mondo, anche se in maniera
sporadica.
A che periodo è
riconducibile l’esemplare di cui ha trovato tracce?
Direi che l’esemplare risale a circa 3,2 milioni di anni fa.
Sarebbe quindi
contemporaneo di “Lucy”, il primate che convenzionalmente viene ritenuto il
primo ominide esistito?
Si. Affermerei che non solo ne è stato contemporaneo, ma che
si sono pure incontrati e se l’è trombata di brutto.
Congediamo il Professor Roberts e lo ringraziamo per il suo
contributo.
Riteniamo che questa testimonianza possa inorgoglire i
portatori di monocigli.


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