giovedì 26 gennaio 2012

STORIA DI UN TRAPIANTO


Con l’intervista che proponiamo oggi, diamo un riscontro all’amico Calogero che ci ha contattato qualche tempo fa, in merito alla sua richiesta circa la possibilità di effettuare un trapianto di monociglia. Presentiamo infatti un incontro tenutosi con il Professor L.S. Assbroken, il chirurgo che per primo ha tentato questa difficile operazione. Vincere le sue resistenze non è stato facile, perché il ricordo dell’episodio che gli chiediamo di raccontare, rievoca ancora oggi in lui penose fitte di dolore.
Professore, innanzitutto grazie per averci concesso l’intervista.
Prego, prego, vediamo di fare presto però.
D’accordo. Lei è il chirurgo che per primo tentò una delicata operazione: il trapianto della monociglia. Perché ha tentato questo intervento?
Per le grandi pressioni del paziente che avevo in cura. Si trattava di ricco e giovane industriale con disfunzioni sessuali.
Di che tipo?
Impotentia coeundi. In pratica non riusciva ad avere rapporti.
Detto terra-terra: non riusciva a aggiungere l’erezione?
Esattamente.
Ovviamente il paziente aveva già provato tutte le altre possibili soluzioni?
Certo. Aveva provato veramente di tutto: dai medicinali alle tecniche di rilassamento, dai cibi afrodisiaci alla visione di film…
Si riferisce a film pornografici?
Anche, ma non solo… Per esempio alcuni soggetti hanno recuperato la libido guardando  “Zappatore” con Mario Merola… Ad ogni modo, niente sembrava funzionare con lui. E ne soffriva molto. Pensate: un uomo di 35 anni abbastanza piacente, molto benestante, quindi con molte belle ragazze che gli si gettavano letteralmente ai piedi, e lui che non poteva approfittarne…
E come si arrivò al trapianto di monociglia?
Il paziente si era molto documentato: secondo le sue fonti, tutti gli uomini con le sopracciglia unite erano molto prestanti, a livello sessuale. Volle tentare anche questa carta.
Lei si convinse subito?
Affatto. Per quanto suggestiva fosse la sua teoria, il monociglio è un fattore genetico, un trapianto su un soggetto non pienamente predisposto avrebbe potuto avere dei rigetti.
E come la convinse il suo paziente?
Sarò onesto: con i soldi. Lui era molto convinto di questa soluzione, e la voleva tentare a tutti i costi, tanto che mi pagò molto profumatamente per sperimentare questa operazione.
Trovare il donatore fu facile?
No, ci volle un po’ di tempo. Poi il mio paziente individuò una tribù africana, chiamata ‘mnokiliu, i cui soggetti maschi avevano questa spiccata caratteristica. Versando in condizioni molto povere, riuscì a convincere la vedova di un ‘mnokiliu appena defunto a cedere il suo monociglio per l’operazione.
Veniamo all’operazione: come andò?
L’operazione fu abbastanza lunga, durò circa 16 ore. Inizialmente sembrava andare bene. Il decorso post-operatorio fu abbastanza regolare.
E quando il paziente si risvegliò?
Lo ricordo ancora come uno dei miei incubi peggiori. Il paziente si svegliò con una vistosa erezione. Tanta era la sua voglia che perse la testa e subito assalì tutte le mie 4 infermiere, mettendole tutte incinte. Poi, non pago, si approfittò anche di me.
Scusi?
Ha capito bene: mi prese, mi strappò le mutande, e mi possedette ripetutamente.
Che brutta storia…
A chi lo dice! Da quel giorno non riesco a stare seduto più di 10 minuti consecutivi.
Ma, al di là di questo brutto episodio, l’operazione funzionò, allora?
Sembrava funzionare, ma dopo qualche ora, come temevo, ci fu un rigetto. La mia opinione è che per portare un monociglio occorra essere geneticamente predisposti: il paziente cominciò a perdere tutti i sopraccigli uno ad uno. In breve tornò normale in fatto di sopracciglia, ma al tempo stesso ricomparve il suo problema di impotenza.
Lei non ha più tentato un’operazione simile?
Assolutamente no. E se le avessero rotto il culo come è successo a me, le assicuro che neanche lei ci riproverebbe.
Il suo paziente come la prese?
Malissimo ovviamente. Ci contava molto. Dopo si ritrovò con 4 famiglie da mantenere e il suo problema ricomparso.
E la sua vita come è proseguita?
Oltre che il culo, anche con il cuore spezzato: in tanti anni non mi ha mai mandato nemmeno una cartolina.
La ringraziamo per questa testimonianza.

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